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Antifascismo, carcere e illegalità: un tentativo di ragionamento

Di seguito la traduzione di un testo pubblicato du Indymedia Germania a partire dagli ultimi sviluppi della repressione in Germania.

https://de.indymedia.org/node/320301

Dalla fine di settembre è in corso una ricerca pubblica di un compagno accusato di appartenenza a un’organizzazione criminale e di attacchi ai nazisti. Questa caccia da parte dell’Ufficio federale di polizia criminale e dell’Ufficio statale di polizia criminale della Sassonia è stata ampiamente anticipata dai media. Negli articoli pubblicati poco prima, si parlava di 20 persone dello “spettro estremista di sinistra” che si erano nascoste, si facevano parallelismi con la RAF e si parlava di una cellula che operava in clandestinità. Il tutto avviene nell’ambito delle indagini su una presunta organizzazione criminale nel contesto del procedimento Antifa Ost.

Oltre a diverse foto e informazioni personali pubblicate sul compagno, le autorità di sicurezza offrono una ricompensa di 10.000 euro in cambio di informazioni. Non sorprende che questa caccia all’uomo, sostenuta dai media borghesi, sia stata accolta con favore anche dai nazisti e diffusa nella scena di destra. La sua copertura mediatica e l’assenza di una critica pubblica sono espressione dell’attuale stato d’animo sociale. Tutto ciò dev’essere guardato sullo sfondo di un rafforzamento della destra e di un clima sociale sempre più autoritario, nella cui scia un partito apertamente fascista sta sviluppando concrete ambizioni di governo.

Non è un segreto che, a causa dell’attuale persecuzione, diversi compagni abbiano deciso di sottrarsi alla repressione e di nascondersi. La motivazione di questo testo è quella di riconoscere questo fatto e di avviare un dibattito al riguardo all’interno del movimento “di sinistra”. Abbiamo notato che per molti il passo della clandestinità è molto lontano dalla realtà della propria vita e della propria pratica politica, e per questo motivo non è ancora emersa una consapevolezza in tutto il movimento, nelle sue strutture e nei suoi contesti. Scriviamo questo testo come persone che hanno un legame più o meno diretto con la vita nell’illegalità. Siamo consapevoli che tali discussioni hanno bisogno di essere stimolate perché non vengono dal nulla. Questo testo vuole quindi essere un primo impulso per discutere dell’attuale repressione, delle pene detentive e della possibilità di nascondersi.

 Caccia all’uomo – un passo in avanti della repressione, ma solo la punta dell’iceberg

La caccia a persone “di sinistra” non è una pratica del tutto nuova. Da febbraio ’23 nel contesto degli attacchi ai fascisti intorno al “Giorno dell’onore” a Budapest, ci sono già state diverse persone ricercate anche se non ufficialmente, in cui il giornale Bild, tra gli altri, ha diffuso nomi e foto segnaletiche che erano state precedentemente pubblicate dalla polizia ungherese.

Le immagini del compagno ora ricercato circolano da anni nei media di destra dopo essere state diffuse da Soko LinX alla rivista fascista Compact. Tuttavia, l’ultima ricerca di una persona su quasi tutti i principali quotidiani e su un certo numero di cartelloni pubblicitari ha avuto una scala e una diffusione che era stata usata per l’ultima volta dalla sinistra contro i gruppi armati degli anni ’70, ’80 e ’90. L’impegno messo in campo è paragonabile alla ricerca del truffatore miliardario e gestore di Wire Card Marsalek, coinvolto in vari scandali dei servizi segreti circa due anni fa. Ciò dimostra che lo sforzo non è insolito solo rispetto ad altre organizzazioni di sinistra, ma anche in generale. Il BKA, allo stesso modo, sta attualmente cercando più di 20 persone. L’obiettivo di tutto questo sforzo, oltre alla ricerca vera e propria del compagno, è anche la diffamazione pubblica di un antifascismo coerente. I paragoni con la RAF e l’affermazione che viene costantemente ripetuta che negli “ambienti della sicurezza” non si può più escludere che prima o poi ci saranno dei morti dipingono uno scenario di minaccia che vuole portare alla perdita di solidarietà e all’isolamento dei compagni in clandestinità. A tal fine, la LKA Sassonia e la BKA tentano di delegittimare le azioni di cui sono accusati i compagni clandestini davanti all’opinione pubblica e chiedono pubblicamente la denuncia di un antifascista. L’obiettivo è quello di suscitare nella popolazione la paura di presunte persone di sinistra pericolose che potrebbero commettere gravi crimini e magari radicalizzarsi ulteriormente. Il fatto che gli interventi incriminati non abbiano colpito persone a caso, ma che i fascisti siano stati attaccati in modo specifico, non sembra avere alcun ruolo in tutto questo o viene volontariamente omessa.

La caccia pubblica è l’espressione più chiara della repressione contro il movimento antifascista e di sinistra in generale, ma non è affatto l’unica. Soprattutto nel contesto del processo Antifa Ost e delle indagini sulle aggressioni ai fascisti a Budapest, sono in aumento i tentativi di intimidire non solo gli accusati, ma anche coloro che sono solidali con loro e le loro famiglie. Per anni, la LKA Sassonia e il suo Soko LinX hanno attirato l’attenzione con una regolarità di perquisizioni domiciliari unica in Germania, spesso su basi inconsistenti e nel modo più umiliante possibile. Inoltre, ci sono sempre nuovi casi di sorveglianza con telecamere e la costante minaccia di ulteriori accuse ai sensi della sezione 129.(articolo del codice penale tedesco di associazione criminale)

Ma non è solo a Lipsia che assistiamo a un aumento della repressione. Questo fenomeno è sempre più evidente ovunque in Germania, con diverse specificità locali. Se fino a qualche anno fa le pene detentive erano ancora una rarità, oggi ci troviamo sempre più spesso di fronte alla possibilità di pene detentive. Negli ultimi anni, solo nella Germania meridionale, sono state pronunciate sei condanne a pene detentive contro attivisti di sinistra.

Anche la repressione contro le strutture di sinistra è aumentata negli ultimi anni. Il primo colpo importante è stato il bando di linksunten.indymedia come associazione nel 2017, molto traballante anche per gli standard della giustizia di classe borghese. A questo sono seguiti vari altri procedimenti di associazione, che in passato hanno colpito soprattutto organizzazioni rivoluzionarie turche e curde, ma che ora vengono utilizzati sempre di più. Oltre al procedimento Antifa Ost, per il quale sono già state emesse le prime sentenze, sono ancora in corso altri procedimenti ai sensi degli articoli 129 e 129a contro persone di Francoforte, Lipsia e Berlino. Solo di recente, dopo tre anni di indagini, uno di questi procedimenti contro Rote Aufbau è stato archiviato. Le perquisizioni domiciliari contro Radio Dreyeckland, che avrebbe agito come portavoce dell’organizzazione vietata linksunten.indymedia, e i nuovi procedimenti ai sensi della Sezione 129 contro persone di Norimberga accusate di “glorificare il movimento Antifa” semplicemente tramite i graffiti, sono solo due esempi. Inoltre, l’espressione autodeterminata nelle strade viene sempre più limitata o impedita con la forza, come è stato dimostrato durante il “Giorno X” a Lipsia o l’IAA a Monaco. Innumerevoli procedimenti per questioni banali hanno lo scopo di immobilizzare capacità e risorse e logorare le persone coinvolte.

Alla ricerca di indizi: Da dove viene la repressione?

Attualmente sono usciti diversi comunicati che riguardano l’aumento della repressione. Nel procedimento Antifa Ost, ad esempio, gli ambienti (presumibilmente) di sinistra hanno fatto dichiarazioni sulla desolidarizzazione. Ancora una volta, si è parlato di un nuovo livello di violenza che sarebbe responsabile dell’aumento della repressione.

È vero che quanto più coerentemente l’antifascismo agisce e quanto più persistentemente fascisti e altre persone di destra vengono danneggiati, tanto più severamente lo Stato perseguirà i presunti responsabili. È anche vero che chiunque agisca contro i nazisti non solo in modo sporadico o spontaneo, ma in modo organizzato e occulto per un periodo più lungo di tempo, è antagonista dello Stato borghese – in particolare, mette in discussione il monopolio dello Stato sull’uso della forza – e sarà combattuto di conseguenza. Tuttavia, questo non è sufficiente a spiegare la crescente repressione a vari livelli. Occorre invece considerare le condizioni sociali in cui la repressione si svolge attualmente. Da alcuni anni in Germania si osserva una tendenza di destra che è meno caratterizzata dall’ascesa di gruppi tradizionali di estrema destra, ma che ora ha raggiunto in profondità i partiti borghesi. È l’AfD che agita apertamente contro i rifugiati e sono spesso i criminali violenti di destra e i nazisti classici ad attaccare i rifugiati e a diffondere la paura tra le persone che non rientrano nella loro visione del mondo. Ma sono i partiti borghesi, dalla CDU ai Verdi, a inasprire le leggi sull’asilo. È la coalizione dei semafori che vuole tagliare fino al 30% della spesa sociale nel suo progetto di bilancio per il 2024. È il ministro degli Interni della SPD, Nancy Faeser, a mettere in pratica gli slogan elettorali dell’AfD, quando vuole affibiare la Sippenhaft ( l’idea che una famiglia o un clan condivida la responsabilità di un crimine o di un atto commesso da uno dei suoi membri, giustificando una punizione collettiva) ai migranti e deportare i presunti “membri di un clan criminale” senza alcuna accusa concreta. Solo pochi anni fa, i partiti e le organizzazioni fasciste si preoccupavano maggiormente di assecondare i partiti borghesi con i loro programmi. Oggi tende ad accadere il contrario: i partiti borghesi cercano di essere compatibili con le posizioni e le richieste della destra e si lasciano guidare da esse.

In alcuni casi, la repressione sta sviluppando dinamiche proprie, che sono dirette contro tutto ciò che è considerato di sinistra in un contesto X, ciò significa che non sono colpiti solo il movimento Antifa, il movimento per il clima e i rivoluzionari, ma anche movimenti parlamentari e riformisti come “Ultima Generazione”. L’aumento dei divieti e delle misure repressive non è uno sviluppo uniforme. Allo stesso tempo, parte delle autorità continua a perseguire una strategia che favorisce la pacificazione e mira a integrare i movimenti resistenti, privandoli così del loro peso. Tuttavia, lo spostamento a destra dei partiti borghesi non è solo un cedimento tattico opportunistico ed elettorale all’AFD, anche se tali considerazioni hanno certamente un ruolo. Lo sviluppo dei tagli ai sistemi sociali, l’agitazione contro i rifugiati o la militarizzazione sempre più aperta della Germania sono una risposta alle crisi capitalistiche e alla crescente competizione imperialista.

Intensificazione delle contraddizioni e risposte di destra

Il modo di produzione capitalista sta esacerbando la crisi climatica, ci sono i primi segnali di una recessione economica in Germania, che si esprime in previsioni di crescita in calo e in attacchi al sistema pensionistico e di sicurezza sociale. È prevedibile che il passaggio alle “energie verdi” come l’auto elettrica – che ovviamente non è un mezzo efficace per combattere il cambiamento climatico – porterà a una recessione economica. È prevedibile che decine di migliaia di posti di lavoro andranno persi a causa del passaggio alle “energie verdi”. A livello globale, le contraddizioni tra i diversi blocchi di potere continuano a manifestarsi in termini di accesso alle materie prime necessarie e alle sfere di influenza politica e si manifestano sotto forma di guerre. Nella competizione internazionale, i capitalisti sono costretti ad aumentare continuamente i loro profitti. Chi perde va a fondo. Di conseguenza, lo sfruttamento della classe operaia si sta intensificando. Negli ultimi tre anni, anche a causa della pandemia, il numero di persone che vivono in condizioni di estrema povertà è salito alle stelle e i salari reali hanno continuato a diminuire, mentre d’altro canto molte aziende hanno registrato profitti record.

Sfruttando i Paesi economicamente più deboli, è attualmente possibile consentire a parti della classe operaia di Paesi politicamente, economicamente e militarmente più forti, come la Germania, di raggiungere una relativa prosperità e di pacificare le lotte di classe. Tuttavia, attualmente il capitalismo sembra perdere sempre più questa possibilità. Le conseguenze sono la militarizzazione e l’aumento della competizione esterna per affermare i propri interessi contro altri Paesi e blocchi di potere. All’interno, ciò si manifesta con tagli sociali e una crescente repressione, nonché con una contro-insurrezione preventiva, che si esprime attraverso nuove leggi di polizia, armamenti e un generale inasprimento della legge. Tutto ciò avviene in concomitanza con lo spostamento a destra della società, l’agitazione razzista e le tendenze autoritarie, che ne costituiscono la base da un lato e vengono ulteriormente esacerbate dall’altro. Allo stesso tempo, questo è anche un modo per posizionarsi contro possibili prospettive di sinistra e rivoluzionarie sullo sfruttamento e l’oppressione.

Mentre alcune parti della sinistra riformista non aspirano nemmeno a cambiare tutto questo, la sinistra anticapitalista non è attualmente in grado di fornire risposte progressiste a tutto ciò. Laddove si fanno dei tentativi e non si accetta la rivendicazione del potere da parte dello Stato in alcuni punti, siamo socialmente isolati, se non addirittura privi di senso. Oltre alla pratica militante, spesso manca un’organizzazione che vada oltre la lotta all’avversario politico e sviluppi prospettive proprie.

È anche vero che non solo l’organizzazione di sinistra e antifascista è colpita da una massiccia repressione, ma che negli ultimi anni lo Stato ha agito anche contro i gruppi di destra, almeno in modo selettivo. La recente messa al bando di strutture terroristiche fasciste e di destra dimostra che settori rilevanti della classe dirigente tedesca non sono ancora interessati a una presa di potere fascista. Tuttavia, le risposte di destra e reazionarie alla crisi non mettono mai in discussione il capitalismo, ma al contrario lo esasperano. Una sinistra anticapitalista e antifascista, invece, rimane sempre una minaccia per lo Stato borghese, anche se attualmente è più astratta, nonostante il suo isolamento sociale.

E poi?

La mancanza di grandi lotte di classe e di movimenti sociali in Germania aumenta il pericolo dell’isolamento delle forze progressiste che mettono praticamente in discussione il monopolio dello Stato sull’uso della forza. Possiamo contrastare questo fenomeno solo attraverso un lavoro di sviluppo costante e persistente che si concentri sulla reattività e sulla visibilità nella società e che si orienti verso le contraddizioni della società e le lotte attuali, che si inserisca in esse e che mostri già su piccola scala prospettive progressiste. Concretamente, questo fa sì che le prospettive di sinistra diventino più popolari, che meno persone partecipino a campagne di denuncia come la già citata caccia pubblica e che ci sia il potenziale per una base e un sostegno più ampi.

Allo stesso tempo, a causa della gravità della repressione, si tende a isolare i compagni clandestini dal resto del movimento. Quasi nessuna organizzazione di sinistra, sta mostrando pubblicamente solidarietà con i clandestini, anche se i media borghesi sono stati pieni di discorsi di odio e calunnie per mesi. Ciò rende più difficile la formazione di esperienze collettive e la presa di coscienza di questa situazione. Questo può essere trasferito anche ai prigionieri politici, dove il legame è meno pericoloso e quindi più facile, ma che possono anche essere separati gli uni dagli altri in diverse carceri della RFT o, non appena c’è un contatto troppo stretto con i prigionieri sociali, vengono semplicemente trasferiti.

Il fatto che il livello della repressione superi qualitativamente il livello delle nostre lotte crea uno squilibrio in cui la repressione prevarrà senza azioni e decisioni consapevoli. La coscienza politica si sviluppa, tra l’altro, dalle condizioni di vita concrete e dalle lotte che conduciamo. Di conseguenza, le lotte in Germania, per lo più legali, preparano poco le persone coinvolte ad affrontare la repressione che lo Stato sta attualmente scatenando contro i clandestini e il loro presunto ambiente. Non sorprende quindi che il movimento di sinistra in Germania sia intimorito dall’attuale repressione dello Stato. Tuttavia, questa consapevolezza da sola non ci porta lontano.

È necessaria una decisione attiva a favore della solidarietà con i clandestini e a favore della pratica per cui sono perseguitati dallo Stato; è necessario un chiaro antagonismo allo Stato borghese e al suo sistema giudiziario di classe per resistere alla repressione in corso.

Anche se i casi di repressione, i procedimenti per 129, le cacce all’uomo pubbliche e le pene detentive di cui sopra non sono ancora la regola, non sono più casi isolati, ma il picco qualitativo di una tendenza che probabilmente si intensificherà nei prossimi anni. La caccia alle persone, i metodi di sorveglianza come l’uso massiccio di telecamere, cimici e localizzatori GPS, così come la repressione nei confronti di coloro che si presume forniscano sostegno, continueranno. Ciò vale soprattutto finché le pene detentive continueranno a essere comminate e le persone decideranno di evitarle. È necessario riconoscerlo e, di conseguenza, creare uno spazio di discussione. Ciò include anche il riconoscimento del fatto che la repressione – soprattutto in assenza di un approccio costruttivo – innesca paure e porta a ritirarsi in pratiche tollerate o addirittura a ritirarsi completamente dall’attivismo politico.

Le nuove intensificazioni richiedono anche un nuovo approccio alla repressione che cambia. Una possibilità è quella di eludere la repressione. Entrando in clandestinità, possiamo acquisire una nuova capacità di agire e una nuova prospettiva sulle pene detentive.

La clandestinità può creare una nuova capacità di agire e una nuova prospettiva sulle pene detentive. Il fatto che la clandestinità sembri attualmente così lontana è dovuto anche al fatto che ci sono meno esperienze ed esempi attuali di questo tipo. L’idea di trascorrere un periodo di tempo definito in carcere è quindi più tangibile per la maggior parte delle persone.

Con il tempo e l’esperienza, questo punto sarà in qualche modo relativizzato, ma non è una conclusione scontata. Per contrastare la tendenza all’isolamento è quindi necessario uno scambio di esperienze e una discussione consapevole su approcci e prospettive strategiche, su errori e problemi – sia in relazione al carcere che alla clandestinità. Ciò include la consapevolezza di ciò per cui stiamo effettivamente lottando e per cui siamo anche disposti a sopportare determinate conseguenze.

Di fronte a tutte le avversità, la repressione e l’incarcerazione, noi poniamo il sostegno e solidarietà per le persone in clandestinità e lottiamo insieme per la nostra prospettiva – nonostante tutto questo.

Libertà e felicità a tutti i compagni in carcere e in clandestinità!

🔥 Donate here to support the persecuted antifas 🔥

Chiamata Solidale

Di seguito la traduzione di un testo pubblicato du Indymedia Germania a partire dagli ultimi sviluppi della repressione in Germania.

https://de.indymedia.org/node/320301

Dalla fine di settembre è in corso una ricerca pubblica di un compagno accusato di appartenenza a un’organizzazione criminale e di attacchi ai nazisti. Questa caccia da parte dell’Ufficio federale di polizia criminale e dell’Ufficio statale di polizia criminale della Sassonia è stata ampiamente anticipata dai media. Negli articoli pubblicati poco prima, si parlava di 20 persone dello “spettro estremista di sinistra” che si erano nascoste, si facevano parallelismi con la RAF e si parlava di una cellula che operava in clandestinità. Il tutto avviene nell’ambito delle indagini su una presunta organizzazione criminale nel contesto del procedimento Antifa Ost.

Oltre a diverse foto e informazioni personali pubblicate sul compagno, le autorità di sicurezza offrono una ricompensa di 10.000 euro in cambio di informazioni. Non sorprende che questa caccia all’uomo, sostenuta dai media borghesi, sia stata accolta con favore anche dai nazisti e diffusa nella scena di destra. La sua copertura mediatica e l’assenza di una critica pubblica sono espressione dell’attuale stato d’animo sociale. Tutto ciò dev’essere guardato sullo sfondo di un rafforzamento della destra e di un clima sociale sempre più autoritario, nella cui scia un partito apertamente fascista sta sviluppando concrete ambizioni di governo.

Non è un segreto che, a causa dell’attuale persecuzione, diversi compagni abbiano deciso di sottrarsi alla repressione e di nascondersi. La motivazione di questo testo è quella di riconoscere questo fatto e di avviare un dibattito al riguardo all’interno del movimento “di sinistra”. Abbiamo notato che per molti il passo della clandestinità è molto lontano dalla realtà della propria vita e della propria pratica politica, e per questo motivo non è ancora emersa una consapevolezza in tutto il movimento, nelle sue strutture e nei suoi contesti. Scriviamo questo testo come persone che hanno un legame più o meno diretto con la vita nell’illegalità. Siamo consapevoli che tali discussioni hanno bisogno di essere stimolate perché non vengono dal nulla. Questo testo vuole quindi essere un primo impulso per discutere dell’attuale repressione, delle pene detentive e della possibilità di nascondersi.

 Caccia all’uomo – un passo in avanti della repressione, ma solo la punta dell’iceberg

La caccia a persone “di sinistra” non è una pratica del tutto nuova. Da febbraio ’23 nel contesto degli attacchi ai fascisti intorno al “Giorno dell’onore” a Budapest, ci sono già state diverse persone ricercate anche se non ufficialmente, in cui il giornale Bild, tra gli altri, ha diffuso nomi e foto segnaletiche che erano state precedentemente pubblicate dalla polizia ungherese.

Le immagini del compagno ora ricercato circolano da anni nei media di destra dopo essere state diffuse da Soko LinX alla rivista fascista Compact. Tuttavia, l’ultima ricerca di una persona su quasi tutti i principali quotidiani e su un certo numero di cartelloni pubblicitari ha avuto una scala e una diffusione che era stata usata per l’ultima volta dalla sinistra contro i gruppi armati degli anni ’70, ’80 e ’90. L’impegno messo in campo è paragonabile alla ricerca del truffatore miliardario e gestore di Wire Card Marsalek, coinvolto in vari scandali dei servizi segreti circa due anni fa. Ciò dimostra che lo sforzo non è insolito solo rispetto ad altre organizzazioni di sinistra, ma anche in generale. Il BKA, allo stesso modo, sta attualmente cercando più di 20 persone. L’obiettivo di tutto questo sforzo, oltre alla ricerca vera e propria del compagno, è anche la diffamazione pubblica di un antifascismo coerente. I paragoni con la RAF e l’affermazione che viene costantemente ripetuta che negli “ambienti della sicurezza” non si può più escludere che prima o poi ci saranno dei morti dipingono uno scenario di minaccia che vuole portare alla perdita di solidarietà e all’isolamento dei compagni in clandestinità. A tal fine, la LKA Sassonia e la BKA tentano di delegittimare le azioni di cui sono accusati i compagni clandestini davanti all’opinione pubblica e chiedono pubblicamente la denuncia di un antifascista. L’obiettivo è quello di suscitare nella popolazione la paura di presunte persone di sinistra pericolose che potrebbero commettere gravi crimini e magari radicalizzarsi ulteriormente. Il fatto che gli interventi incriminati non abbiano colpito persone a caso, ma che i fascisti siano stati attaccati in modo specifico, non sembra avere alcun ruolo in tutto questo o viene volontariamente omessa.

La caccia pubblica è l’espressione più chiara della repressione contro il movimento antifascista e di sinistra in generale, ma non è affatto l’unica. Soprattutto nel contesto del processo Antifa Ost e delle indagini sulle aggressioni ai fascisti a Budapest, sono in aumento i tentativi di intimidire non solo gli accusati, ma anche coloro che sono solidali con loro e le loro famiglie. Per anni, la LKA Sassonia e il suo Soko LinX hanno attirato l’attenzione con una regolarità di perquisizioni domiciliari unica in Germania, spesso su basi inconsistenti e nel modo più umiliante possibile. Inoltre, ci sono sempre nuovi casi di sorveglianza con telecamere e la costante minaccia di ulteriori accuse ai sensi della sezione 129.(articolo del codice penale tedesco di associazione criminale)

Ma non è solo a Lipsia che assistiamo a un aumento della repressione. Questo fenomeno è sempre più evidente ovunque in Germania, con diverse specificità locali. Se fino a qualche anno fa le pene detentive erano ancora una rarità, oggi ci troviamo sempre più spesso di fronte alla possibilità di pene detentive. Negli ultimi anni, solo nella Germania meridionale, sono state pronunciate sei condanne a pene detentive contro attivisti di sinistra.

Anche la repressione contro le strutture di sinistra è aumentata negli ultimi anni. Il primo colpo importante è stato il bando di linksunten.indymedia come associazione nel 2017, molto traballante anche per gli standard della giustizia di classe borghese. A questo sono seguiti vari altri procedimenti di associazione, che in passato hanno colpito soprattutto organizzazioni rivoluzionarie turche e curde, ma che ora vengono utilizzati sempre di più. Oltre al procedimento Antifa Ost, per il quale sono già state emesse le prime sentenze, sono ancora in corso altri procedimenti ai sensi degli articoli 129 e 129a contro persone di Francoforte, Lipsia e Berlino. Solo di recente, dopo tre anni di indagini, uno di questi procedimenti contro Rote Aufbau è stato archiviato. Le perquisizioni domiciliari contro Radio Dreyeckland, che avrebbe agito come portavoce dell’organizzazione vietata linksunten.indymedia, e i nuovi procedimenti ai sensi della Sezione 129 contro persone di Norimberga accusate di “glorificare il movimento Antifa” semplicemente tramite i graffiti, sono solo due esempi. Inoltre, l’espressione autodeterminata nelle strade viene sempre più limitata o impedita con la forza, come è stato dimostrato durante il “Giorno X” a Lipsia o l’IAA a Monaco. Innumerevoli procedimenti per questioni banali hanno lo scopo di immobilizzare capacità e risorse e logorare le persone coinvolte.

Alla ricerca di indizi: Da dove viene la repressione?

Attualmente sono usciti diversi comunicati che riguardano l’aumento della repressione. Nel procedimento Antifa Ost, ad esempio, gli ambienti (presumibilmente) di sinistra hanno fatto dichiarazioni sulla desolidarizzazione. Ancora una volta, si è parlato di un nuovo livello di violenza che sarebbe responsabile dell’aumento della repressione.

È vero che quanto più coerentemente l’antifascismo agisce e quanto più persistentemente fascisti e altre persone di destra vengono danneggiati, tanto più severamente lo Stato perseguirà i presunti responsabili. È anche vero che chiunque agisca contro i nazisti non solo in modo sporadico o spontaneo, ma in modo organizzato e occulto per un periodo più lungo di tempo, è antagonista dello Stato borghese – in particolare, mette in discussione il monopolio dello Stato sull’uso della forza – e sarà combattuto di conseguenza. Tuttavia, questo non è sufficiente a spiegare la crescente repressione a vari livelli. Occorre invece considerare le condizioni sociali in cui la repressione si svolge attualmente. Da alcuni anni in Germania si osserva una tendenza di destra che è meno caratterizzata dall’ascesa di gruppi tradizionali di estrema destra, ma che ora ha raggiunto in profondità i partiti borghesi. È l’AfD che agita apertamente contro i rifugiati e sono spesso i criminali violenti di destra e i nazisti classici ad attaccare i rifugiati e a diffondere la paura tra le persone che non rientrano nella loro visione del mondo. Ma sono i partiti borghesi, dalla CDU ai Verdi, a inasprire le leggi sull’asilo. È la coalizione dei semafori che vuole tagliare fino al 30% della spesa sociale nel suo progetto di bilancio per il 2024. È il ministro degli Interni della SPD, Nancy Faeser, a mettere in pratica gli slogan elettorali dell’AfD, quando vuole affibiare la Sippenhaft ( l’idea che una famiglia o un clan condivida la responsabilità di un crimine o di un atto commesso da uno dei suoi membri, giustificando una punizione collettiva) ai migranti e deportare i presunti “membri di un clan criminale” senza alcuna accusa concreta. Solo pochi anni fa, i partiti e le organizzazioni fasciste si preoccupavano maggiormente di assecondare i partiti borghesi con i loro programmi. Oggi tende ad accadere il contrario: i partiti borghesi cercano di essere compatibili con le posizioni e le richieste della destra e si lasciano guidare da esse.

In alcuni casi, la repressione sta sviluppando dinamiche proprie, che sono dirette contro tutto ciò che è considerato di sinistra in un contesto X, ciò significa che non sono colpiti solo il movimento Antifa, il movimento per il clima e i rivoluzionari, ma anche movimenti parlamentari e riformisti come “Ultima Generazione”. L’aumento dei divieti e delle misure repressive non è uno sviluppo uniforme. Allo stesso tempo, parte delle autorità continua a perseguire una strategia che favorisce la pacificazione e mira a integrare i movimenti resistenti, privandoli così del loro peso. Tuttavia, lo spostamento a destra dei partiti borghesi non è solo un cedimento tattico opportunistico ed elettorale all’AFD, anche se tali considerazioni hanno certamente un ruolo. Lo sviluppo dei tagli ai sistemi sociali, l’agitazione contro i rifugiati o la militarizzazione sempre più aperta della Germania sono una risposta alle crisi capitalistiche e alla crescente competizione imperialista.

Intensificazione delle contraddizioni e risposte di destra

Il modo di produzione capitalista sta esacerbando la crisi climatica, ci sono i primi segnali di una recessione economica in Germania, che si esprime in previsioni di crescita in calo e in attacchi al sistema pensionistico e di sicurezza sociale. È prevedibile che il passaggio alle “energie verdi” come l’auto elettrica – che ovviamente non è un mezzo efficace per combattere il cambiamento climatico – porterà a una recessione economica. È prevedibile che decine di migliaia di posti di lavoro andranno persi a causa del passaggio alle “energie verdi”. A livello globale, le contraddizioni tra i diversi blocchi di potere continuano a manifestarsi in termini di accesso alle materie prime necessarie e alle sfere di influenza politica e si manifestano sotto forma di guerre. Nella competizione internazionale, i capitalisti sono costretti ad aumentare continuamente i loro profitti. Chi perde va a fondo. Di conseguenza, lo sfruttamento della classe operaia si sta intensificando. Negli ultimi tre anni, anche a causa della pandemia, il numero di persone che vivono in condizioni di estrema povertà è salito alle stelle e i salari reali hanno continuato a diminuire, mentre d’altro canto molte aziende hanno registrato profitti record.

Sfruttando i Paesi economicamente più deboli, è attualmente possibile consentire a parti della classe operaia di Paesi politicamente, economicamente e militarmente più forti, come la Germania, di raggiungere una relativa prosperità e di pacificare le lotte di classe. Tuttavia, attualmente il capitalismo sembra perdere sempre più questa possibilità. Le conseguenze sono la militarizzazione e l’aumento della competizione esterna per affermare i propri interessi contro altri Paesi e blocchi di potere. All’interno, ciò si manifesta con tagli sociali e una crescente repressione, nonché con una contro-insurrezione preventiva, che si esprime attraverso nuove leggi di polizia, armamenti e un generale inasprimento della legge. Tutto ciò avviene in concomitanza con lo spostamento a destra della società, l’agitazione razzista e le tendenze autoritarie, che ne costituiscono la base da un lato e vengono ulteriormente esacerbate dall’altro. Allo stesso tempo, questo è anche un modo per posizionarsi contro possibili prospettive di sinistra e rivoluzionarie sullo sfruttamento e l’oppressione.

Mentre alcune parti della sinistra riformista non aspirano nemmeno a cambiare tutto questo, la sinistra anticapitalista non è attualmente in grado di fornire risposte progressiste a tutto ciò. Laddove si fanno dei tentativi e non si accetta la rivendicazione del potere da parte dello Stato in alcuni punti, siamo socialmente isolati, se non addirittura privi di senso. Oltre alla pratica militante, spesso manca un’organizzazione che vada oltre la lotta all’avversario politico e sviluppi prospettive proprie.

È anche vero che non solo l’organizzazione di sinistra e antifascista è colpita da una massiccia repressione, ma che negli ultimi anni lo Stato ha agito anche contro i gruppi di destra, almeno in modo selettivo. La recente messa al bando di strutture terroristiche fasciste e di destra dimostra che settori rilevanti della classe dirigente tedesca non sono ancora interessati a una presa di potere fascista. Tuttavia, le risposte di destra e reazionarie alla crisi non mettono mai in discussione il capitalismo, ma al contrario lo esasperano. Una sinistra anticapitalista e antifascista, invece, rimane sempre una minaccia per lo Stato borghese, anche se attualmente è più astratta, nonostante il suo isolamento sociale.

E poi?

La mancanza di grandi lotte di classe e di movimenti sociali in Germania aumenta il pericolo dell’isolamento delle forze progressiste che mettono praticamente in discussione il monopolio dello Stato sull’uso della forza. Possiamo contrastare questo fenomeno solo attraverso un lavoro di sviluppo costante e persistente che si concentri sulla reattività e sulla visibilità nella società e che si orienti verso le contraddizioni della società e le lotte attuali, che si inserisca in esse e che mostri già su piccola scala prospettive progressiste. Concretamente, questo fa sì che le prospettive di sinistra diventino più popolari, che meno persone partecipino a campagne di denuncia come la già citata caccia pubblica e che ci sia il potenziale per una base e un sostegno più ampi.

Allo stesso tempo, a causa della gravità della repressione, si tende a isolare i compagni clandestini dal resto del movimento. Quasi nessuna organizzazione di sinistra, sta mostrando pubblicamente solidarietà con i clandestini, anche se i media borghesi sono stati pieni di discorsi di odio e calunnie per mesi. Ciò rende più difficile la formazione di esperienze collettive e la presa di coscienza di questa situazione. Questo può essere trasferito anche ai prigionieri politici, dove il legame è meno pericoloso e quindi più facile, ma che possono anche essere separati gli uni dagli altri in diverse carceri della RFT o, non appena c’è un contatto troppo stretto con i prigionieri sociali, vengono semplicemente trasferiti.

Il fatto che il livello della repressione superi qualitativamente il livello delle nostre lotte crea uno squilibrio in cui la repressione prevarrà senza azioni e decisioni consapevoli. La coscienza politica si sviluppa, tra l’altro, dalle condizioni di vita concrete e dalle lotte che conduciamo. Di conseguenza, le lotte in Germania, per lo più legali, preparano poco le persone coinvolte ad affrontare la repressione che lo Stato sta attualmente scatenando contro i clandestini e il loro presunto ambiente. Non sorprende quindi che il movimento di sinistra in Germania sia intimorito dall’attuale repressione dello Stato. Tuttavia, questa consapevolezza da sola non ci porta lontano.

È necessaria una decisione attiva a favore della solidarietà con i clandestini e a favore della pratica per cui sono perseguitati dallo Stato; è necessario un chiaro antagonismo allo Stato borghese e al suo sistema giudiziario di classe per resistere alla repressione in corso.

Anche se i casi di repressione, i procedimenti per 129, le cacce all’uomo pubbliche e le pene detentive di cui sopra non sono ancora la regola, non sono più casi isolati, ma il picco qualitativo di una tendenza che probabilmente si intensificherà nei prossimi anni. La caccia alle persone, i metodi di sorveglianza come l’uso massiccio di telecamere, cimici e localizzatori GPS, così come la repressione nei confronti di coloro che si presume forniscano sostegno, continueranno. Ciò vale soprattutto finché le pene detentive continueranno a essere comminate e le persone decideranno di evitarle. È necessario riconoscerlo e, di conseguenza, creare uno spazio di discussione. Ciò include anche il riconoscimento del fatto che la repressione – soprattutto in assenza di un approccio costruttivo – innesca paure e porta a ritirarsi in pratiche tollerate o addirittura a ritirarsi completamente dall’attivismo politico.

Le nuove intensificazioni richiedono anche un nuovo approccio alla repressione che cambia. Una possibilità è quella di eludere la repressione. Entrando in clandestinità, possiamo acquisire una nuova capacità di agire e una nuova prospettiva sulle pene detentive.

La clandestinità può creare una nuova capacità di agire e una nuova prospettiva sulle pene detentive. Il fatto che la clandestinità sembri attualmente così lontana è dovuto anche al fatto che ci sono meno esperienze ed esempi attuali di questo tipo. L’idea di trascorrere un periodo di tempo definito in carcere è quindi più tangibile per la maggior parte delle persone.

Con il tempo e l’esperienza, questo punto sarà in qualche modo relativizzato, ma non è una conclusione scontata. Per contrastare la tendenza all’isolamento è quindi necessario uno scambio di esperienze e una discussione consapevole su approcci e prospettive strategiche, su errori e problemi – sia in relazione al carcere che alla clandestinità. Ciò include la consapevolezza di ciò per cui stiamo effettivamente lottando e per cui siamo anche disposti a sopportare determinate conseguenze.

Di fronte a tutte le avversità, la repressione e l’incarcerazione, noi poniamo il sostegno e solidarietà per le persone in clandestinità e lottiamo insieme per la nostra prospettiva – nonostante tutto questo.

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