Aperto il procedimento di estradizione contro l’antifascista Maja!

#NoExtradition

Dopo vari interventi antifascisti intorno alla “Giornata dell’onore” di Budapest del febbraio 2023, è in corso un’ondata internazionale di repressione su larga scala contro i contesti antifascisti, caratterizzata da innumerevoli retate, misure di sorveglianza, perquisizioni pubbliche e mandati di arresto pendenti o già eseguiti. Nel dicembre dello scorso anno, la nostra compagna Maja è stata arrestata e si trova in carcere da un mese.

Ora l’Ungheria ha presentato una richiesta di estradizione per Maja, come ha fatto per il compagno italiano Gabri! Nelle prossime settimane, la Corte d’Appello di Berlino deciderà se Maja potrà essere estradato in Ungheria. In un Paese noto nell’UE per il suo clima socio-politico fascista. In un Paese con una magistratura palesemente politica e corrotta. In un Paese dove Maja rischia fino a 24 anni di carcere, lontano da casa e in condizioni catastrofiche.

Ilaria, una prigioniera italiana detenuta in Ungheria nello stesso complesso, ha recentemente scritto una lettera di 18 pagine scritta a mano sulle condizioni in cui ha dovuto sopportare ogni giorno per quasi un anno. Le sue parole sono una testimonianza attuale e impressionante del fatto che l’Ungheria viola gli standard europei nelle carceri e che l’estradizione in questo Stato è inaccettabile anche da una prospettiva di libertà e umanità!

Non solo ci preoccupa l’immagine di una/un compagn* che deve scontare un periodo di detenzione preventiva in circostanze ancora più schifose di quelle che si verificherebbero in Germania, ma anche il fatto che questo può essere esteso in Ungheria praticamente senza confini.

Un processo in Ungheria avrebbe anche conseguenze di vasta portata per Maja. Il processo a coloro che sono già stati imprigionati in Ungheria a partire dalla fine di gennaio mostrerà quali possibilità ha la difesa di fronte ai tribunali di Budapest, che sono parziali e corrotti. Il corrispondente trattamento dei prigionieri politici da parte delle guardie e delle autorità è facilmente immaginabile alla luce del clima politico che si respira in quel Paese.

Ci aspettiamo una decisione sull’estradizione nelle prossime settimane. Questa decisione servirà anche a indicare la strada per tutte le altre 13 persone che le autorità stanno ancora cercando. Se la Germania deciderà di estradare Maja in Ungheria, non solo tradirà i “valori europei” che le sono tanto cari, ma deporterà anche un fratello, un amico, un figlio e un giovane antifascista in un Paese lontano da un ambiente solidale.

Chiediamo quindi che Maja e Gabri non vengano estradati e invitiamo a protestare contro la minaccia di estradizione e a solidarizzare con gli antifascisti perseguitati e imprigionati nel complesso di Budapest.